“[i musei] hanno in sé qualcosa del tempio, del salone di esposizione, del cimitero e del locale scolastico”…a paul valery i musei non piacevano per niente. marcel proust, al contrario, irrideva la mania di collocare quadri e sculture nel loro contesto originario, tra mobili e tendaggi, quasi che avessero ancora una casa, perché solo nella neutra spazialità del museo nel suo isolamento artificiale, le opere d’arte entrano in risonanza con la mente e l’occhio di chi le guarda. come tutti i grandi temi anche quello dei musei reca in sé qualcosa di concreto e insieme di sfuggente, smaterializzato, tutto mentale.
dedicando questo numero doppio ai musei, zeusi ha ascoltato ciò che avevano da dire importanti direttori di musei italiani e internazionali, gente, comunque, ‘esperta del mestiere’, tendendo l’orecchio captando altre opinioni, idee, fatti, segnali (spesso di disagio), e puntando lo sguardo sulle immagini che visionariamente, grazie agli artisti, potessero erompere da un tema serio, ponderoso e istituzionale come quello in questione. [dalla presentazione di marco di capua]
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