“al modo in cui lo fece richiamando uno stormo di uccelli, è chiaro che zeusi tende ogni volta a calamitare, intercettandoli sul megaschermo del cosiddetto ‘spirito dei tempi’, nuclei tematici piuttosto fondamentali, interpretabili da voci e sguardi diversi, temi e argomenti dunque apparentemente docili nell’assecondare più sensibilità e nel posizionarsi su varie modulazioni di frequenza. tuttavia, mentre sto scrivendo queste pagine, cioè proprio adesso, mi rendo conto di quanto la feconda attualità di un titolo come il corpo e il territorio … travalichi per verità e concretezza e ferocia storica la sua iniziale individuazione. tra il primo e il secondo termine messi in cima a questo numero, contaminando entrambi, si è interposto il male.
…però sappiamo una cosa, un’altra, che facendo appello a una sostanza radicata, essenziale, forse quella corrispondente alla natura del ‘semplicemente umano’ in un ambiente mostruosamente ostile e perennemente sotto minaccia, perfino dopo guerre mondiali e bombe atomiche e campi di sterminio i pensieri non hanno affatto cessato di nascere e di espandersi, si sono scritti ottimi libri, le arti hanno continuato, talvolta, a generare meraviglie. non foss’altro che per creare un antidoto, che so, per regalarci un qualche lenimento. e come potevamo noi cantare? be’, lo abbiamo fatto”. [dall’editoriale di marco di capua, direttore di zeusi]