rethinking nature prende forma dalla scelta curatoriale di “approfondire e divulgare, attraverso la ricerca di quaranta artisti e collettivi da tutto il mondo, i molti temi che compongono l’ecologia politica. si tratta di una disciplina apparentemente lontana dall’arte contemporanea, eppure proprio quest’ultima costituisce l’ideale contrappunto alle scienze naturali, all’analisi di come (e da chi) le risorse del nostro pianeta vengono sfruttate, alle dinamiche che muovono il nostro rapporto con l’ambiente che ci circonda. il risultato più evidente della mostra, che si amplia di nuovi spunti grazie a questo catalogo, è che stabilire un punto di vista univoco su questi argomenti è uno sforzo controproducente e miope, ed è piuttosto nella molteplicità di punti di vista e di sensibilità geograficamente e culturalmente distanti tra loro – eppure profondamente interconnesse – che va cercata la comprensione del sistema culturale e tecnologico rizomatico in cui viviamo. lo studio dello sfruttamento delle materie prime va di pari passo, così, con la soppressione del rapporto sacrale che per millenni ha segnato la relazione tra essere umano e natura.” [angela tecce dall’introduzione del volume]
“L’accelerazione del riscaldamento globale, l’innalzamento dei mari, le estinzioni di massa delle specie, le diffuse anomalie meteorologiche, i flussi e le infiltrazioni di tossicità impossibili da contenere: questi eventi desolanti non possono essere separati dal paradigma moderno europeo che concepisce la natura – compresa gran parte dell’umanità – come una riserva di risorse da sfruttare liberamente per generare profitto. Tali economie di estrazione hanno una lunga storia che si intreccia con la storia dell’imperialismo e del colonialismo europei. Le conseguenze sono state devastanti: la soppressione delle culture e dei sistemi di conoscenza indigeni e non capitalisti, e la vasta desolazione ambientale causata dal perseguimento di una crescita senza limiti. Oggi, gli effetti distruttivi dell’incessante focalizzazione del capitalismo sul profitto e sulla crescita sono più ampiamente riconosciuti, poiché l’impunità con cui ha distrutto mondi e diffuso tossicità e inquinamento nella sua scia sta portando al collasso degli ecosistemi e all’escalation di sconvolgimenti climatici. Le pratiche artistiche contemporanee basate sulla ricerca stanno contribuendo, in contesti diversi, a processi culturali e politici incentrati sull’ecologia che possono aiutare a ripensare le concezioni della natura e a trasformare i paradigmi lasciati in eredità dalle scienze dell’Illuminismo europeo parallele alla sua espansione imperialista.” [Kathryn Weir]
catalogo della mostra rethinking nature
17 dicembre 2021 / 5 giugno 2022
museo madre, napoli