…lo sguardo di biasiucci ha il garbo e la volontà di scoperta della mano che cerca, raccoglie, accumula e ricompone. la penombra degli ambienti del carcere, da lui immortalato, si lascia pervadere dalla luce del paesaggio. il limite, il muro, le grate rivelano la mobilità delle forme. i frammenti che compongono la sua maestosa opera sono episodi, dettagli, squarci nella memoria che si ordinano in un racconto. oggetti, strumenti, abbandonati o feriti dalla luce tagliata dalle sbarre, la moltitudine di spezzate solitudini si aggrappano a un tutto, cornice dopo cornice. il quadro, nella sua interezza, si configura e appare tra il visto e l’immaginato, tra luce e buio, ora chiusi, ora dilatati.
la poetica di un grande fotografo contemporaneo restituisce visioni dell’isola attraverso un percorso di immagini in bianco e nero che oscillano tra la penombra di palazzo d’avalos, ex carcere borbonico di procida, e l’intensa luce del paesaggio mediterraneo in occasione dell’anno da capitale italiana della cultura.