anche quest’anno il calendario artem mette in vetrina l’immaginario inesauribile della galleria borghese. davide e golia. caravaggio, battistello, bernini.
humilitas occidit superbiam. è la sentenza incisa sulla spada del davide di caravaggio. è stanco di fuggire, caravaggio, ha imparato che vincitore e vinto, vittima e carnefice, sono condizioni esistenziali spesso inestricabili. è golia, sfigurato da un destino più grande di lui, il protagonista.
pietà per la vittima predestinata, sembra ribadire a sua volta, a pochi anni di distanza, battistello caracciolo.
la scena cambia radicalmente con il davide di bernini. il nemico, in questo caso, è fuori campo. c’è solo davide, l’energia incontenibile dell’eroe, l’autoritratto fiero di un artista che non pone più limiti al suo talento.
a cinque secoli di distanza, la metafora di davide e golia ancora inquieta.
risuona, ancora, il monito di benedetto croce
“la giustizia vera è fatta di compassione”
buon duemilaventitré